Le opere

Opera
ULLY - Olio s/tela 18x24

DIODATI Lucio

Biografia

 

Lucio Diodati nasce a Popoli, in provincia di Pescara, il 24 ottobre del 1955.
Segue gli studi scientifici prima e poi i corsi di scenografia all'Accademia di Belle Arti de l'Aquila.
Nel 1979 inizia la sua attività di incisore ed espone i suoi lavori nel corso del Festival dei Due Mondi di Spoleto.
Nel 1981 scopre la pittura acrilica, segnando così un punto di svolta nella sua carriera; da allora si è definitivamente affermato tra i protagonisti della scena artistica contemporanea

Fra le ultime e più importanti esposizioni sono da ricordare:

2003 - New York (International Artexpo)
             L'Avana (dipinge una tela lunga venti metri)
             Art-Philadelphia
             Barcellona
             Bologna
             Greenville – North Caroline – USA

2004 - Modena
             New York (International Artexpo)
             Stavern e Sandefiord (Norvegia)

2005 - Roma
             Dubai





Note critiche 

Dall’ infinito dell’ “universo-donna”

di FRANCO CORRADO


Cento volti, oblunghi, “verticali”, verrebbe da dire “bizantini”, tutti al femminile; cento volte per dire “donna”; per proporne l’ immagine nelle sue innumerevoli declinazioni; per entrare nell’ alone di mistero che talvolta la circonda; per apprezzarne la bellezza, anche quella interiore, che é dato cogliere in un sorriso, in un atteggiamento di serena compostezza o di invitante complicità, di provocanti ammiccamenti; per cogliere, nelle varie sfaccettature, l’ insieme delle qualità e delle attrattive da cui nasce l’eterno femminino.
A questo progetto si è applicato Lucio Diodati, rapportandosi non a caso ad un numero sinonimo di grandezza (il cento) per inquadrare la vastità dell’affascinante mondo femminile al quale da sempre guarda e tradurlo in un crogiolo di rappresentazioni figurative di un unico soggetto assunto ad emblema di una condizione, di un modo di essere, che va ben al di là dell’ apparenza esterna, attraversando le intriganti regioni
dello Spirito.

Così, questa nuova galleria di volti, in coerenza con una ricerca che rende immediatamente riconoscibile il fare artistico di chi la porta avanti da lungo tempo, assume un po’ il valore di una summa dell’ iconografia connotativa di un pittore da sempre affascinato dall’ “altra metà del cielo”, attratto dall’ insieme di qualità fisiche e psichiche attraverso le quali si esprime la femminilità.
Una parte per il tutto, dunque, per testimoniare la continuità di avvincere per la forza di immagini che, malgrado le apparenze, non sono mai ripetitive.
All’ insegna di valori formali di sobrio geometrismo, cento volti allora a fare emergere quel che di misterioso e di immancabilmente sensuale, significativamente continua a proporre l’ infinito dell’ “universo- donna” con sembianze che nascono da una sorta di architettura di ascendenza vagamente cubista. A evidenziarla una raffinata sequenza di segni, testimonianza di un impeto grafico che si traduce in immediatezza di resa.
In siffatto contesto disegnativo, preliminare all’ intervento coloristico , emerge una linea senza tentennamenti, che si porta dietro la pulizia dell’ incisione pur quando non è affidata agli strumenti della grafica, ed ha origine, solo ed esclusivamente, da un intervento manuale senza ripensamenti dal quale, sul foglio o sulla tela, nasce l’ immagine di volti che sono il riflesso di una variegata umanità: spesso ironici, o, ancora enigmatici; intriganti, innocenti o improntati a gioia di vivere; disarmanti nella loro spontanea naturalezza o allusivamente ammiccanti all’ eros, come lasciano intendere qua e là gli sguardi spesso straniti e melanconici, che si fanno specchio di interiorità, di approccio emotivo ad aspetti del vivere quotidiano.
E’ questo il modo attraverso il quale Lucio Diodati, in coerenza con un linguaggio figurativo decisamente moderno, attingendo anche ad alte lezioni della contemporaneità artistica, continua a proporre i modelli di una commedia umana nella quale – donne o uomini che si sia – ci si può riconoscere tutti, con il ruolo che la vita ad ognuno assegna, sdrammatizzato – se possibile – dai tormenti che spesso lo accompagnano e ne rendono problematica la sostenibilità.



Settembre 2006

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