Le opere

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SPINAZZOLA Giovanni

Biografia

GIOVANNI SPINAZZOLA

Giovanni Spinazzola nasce a Ferrandina (Matera) nel 1972. Inizia a disegnare fin da bambino e manifesta da subito la forte e dirompente passione di creare disegnando e abbozzando su ogni superficie possibile, perfino su un muro adiacente alla porta di casa e sui libri di scuola. Incoraggiato da suo fratello e da un caro amico di famiglia, appassionato d’arte, intraprende gli studi artistici diplomandosi prima al liceo artistico di Matera, poi conseguendo il diploma di Maestro di pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera (Milano).
Tra gli anni 1991-1997, trascorsi nella città meneghina, collabora con la stamperia d’autore La Spirale (dove sperimenta l’incisione e apprende le tecniche litografiche, xilografiche, serigrafiche e calcografiche) e con la Leo Burnett Company. Inoltre, prende parte a diverse manifestazioni artistiche nazionali ed internazionali tra cui si annoverano: XV Congresso Europeo per la cardiologia “Zambon Group”, Inghilterra; Concorso per conto della società Calvin Klein, Milano; Trenta ore per la vita a favore dell’AISM, Milano; Gruppo d’Arte, Cinisello Balsamo; Salon 1°, Brera, Milano; Partecipazione alla Giornata Mondiale per la pace Swatch-Peace Unlimited, Milano; Giovani Proposte, Galleria La Roggia, Palazzolo sull’Oglio, Brescia; I colori del vento, Milano; Couleurs Printaniéres, Cristal D’Argentiére, Francia.
Nel 1998, trasferitosi a Ferrandina, suo paese d’origine, apre uno studio e partecipa a concorsi artistici lucani e pugliesi vincendo primi premi. Nonostante la distanza, mantiene costanti i contatti di lavoro con l’Accademia di Brera e la città di Milano. Infatti, nel 2001 espone contemporaneamente con la personale Pastelli e acrilici presso la sede Avis di Ferrandina e nell’Aula Magna dell’ospedale Luigi Sacco di Milano con la collettiva Insieme per donare 2001.

Dal 1998 ad oggi si annoverano numerose mostre ed eventi artistici a cui Spinazzola ha preso parte, senza dimenticare, inoltre, la sua intensa attività di Designer e il completamento della sua formazione attraverso il conseguimento dell’abilitazione all’insegnamento delle discipline Disegno e Storia dell’Arte ed Educazione Artistica.
Si elencano qui di seguito le mostre più significative di questi ultimi anni:
Il Convito della Bellezza, salone Pontificio Seminario Regionale Minore, Potenza; I Custodi della Memoria Collettiva, Museo Provinciale, Potenza; Campionesi del III Millennio, Galleria Civica, Campione d’Italia; Cib’arte e Universo Cartesiano, Galleria d’Arte della Certosa, Milano; I custodi della Memoria Collettiva, Museo Provinciale, Potenza; Segni di fede nel battistero sul lago, Museo dello Stucco e della Scagliola Intelvese, Comunità Montana Lario Intelvese e Comune di Lenno (Co); Un Tempo e uno Spazio per l’omaggio alla bellezza, Salone Pontificio Seminario Regionale Minore di Potenza; Nuovi percorsi, Galleria “L’Ariete”, Potenza; PagliaronArte, Senise (Pz); Arte in Tasca, Centro culturale “Annotazioni d’arte”, Milano; Arte Estate Spinoso, Spinoso (Pz); Progetto scenografico del Recital Chi è come te tra i Muti?, Teatro “Due Torri”, Potenza; Rosarium Virginis Mariae, Salone Seminario Minore, Potenza; Ciò che è infinitamente piccolo, artisti del 1900 e contemporanei, Galleria Civica, Palazzo Loffredo, Potenza.

 

L’INCANTO DEI LUOGHI E L’ESTASI DELLE FIGURE
LA PITTURA DI GIOVANNI SPINAZZOLA
-Rino Cardone-

Figurativo assai rigoroso, puntuale, molto ben circoscritto alla sfera dell’immagine umana – figurativo esclusivamente d’impronta pittorica - quello che ci propone Giovanni Spinazzola: artista che non ha ceduto, come hanno fatto, invece, molti altri suoi colleghi, in anni assai recenti, ai richiami della sperimentazione digitale (leggi, essenzialmente, fotografica) e della ricerca relazionale (leggi, altrimenti, concettuale) preferendo, al contrario, l’aulica proposizione antropocentrica (basata, innanzi tutto, sull’esclusivismo tecnico della pittura) di un umanesimo moderno, derivato dagli “spasmi culturali” del nostro tempo, diviso a metà tra il bisogno (tutto concettuale, concreto e sostanziale) di raccontare, in forma visuale, i “drammi esistenziali” dell’individuo contemporaneo e la necessità – al suo estremo opposto - d’interpretare, in chiave lirica - e se si vuole anche romantica - le alte “vette intellettuali” (individuabili negli “aspetti pragmatici” della vita) che fanno, a loro volta, da contorno, autonomo, alla “dimensione caratteriale” umana.
Giovanni Spinazzola è un artista che ama intrattenersi con la dualità umana: il dentro e il fuori, l’essere ed il sembrare, l’avere ed il desiderare, l’immaginare e l’appartenere, il vuoto e il pieno, l’oggettivo ed il soggettivo, l’apparire ed il dileguarsi. Tutta la sua pittura è fatta di questi eccentrici paradossi, di queste delicate contraddizioni, di questi nobili controsensi, che con lui assumono una dimensione elegiaca, lirica, poetica, quasi fuori del tempo, immersa in uno spazio fisico (con tante luci radenti e con molteplici ombre d’atmosfera) dove lo sfondo rappresenta, in qualche modo, l’“immaterialità evanescente” del pensiero umano (ovvero sia l’”astrazione”) e la figura centrale riproduce, invece, la consistenza, lo spessore e la solidità della vita umana (vale a dire, in termini accademici, la “raffigurazione semantica”) cui ogni individuo è legato (in maniera stretta e a doppio nodo, sul piano escatologico) perché espressione diretta – egli stesso - del fato, del destino e della predestinazione.
Opere come “Guarda”, “Pensa”, “Annota”, “Dove andare” e “Dentro/Fuori” confermano questa precisa linea poetica, “produttiva” e teorica adottata dall’artista lucano, che completati i suoi studi accademici nella lontana città di Brera, in Lombardia, ha iniziato in Basilicata (per una sua scelta di campo di operare in “provincia”, anziché nei cosiddetti “luoghi deputati” dell’arte) un percorso di ricerca incentrato sulla figura umana e sulla spazialità fisica che gli fa da contorno.
Il color rosso (diciamo pure un “certo” color rosso, che è stato da lui messo a punto durante anni di lavoro, di ricerca e di sperimentazione) rappresenta la sua dominante cromatica: che – nel suo insieme - coniuga la vivacità e la solarità delle tinte (da lui “apparecchiate” in maniera armonica all’interno del quadro) con il calore, con l’energia e con l’impetuosità tonale di alcuni, ben distinti, elementi cromatici (che possiamo definire tutti suoi) che in maniera corretta si prestano – per la verità – a creare, sulla tela, delle precise nuance romantiche e delle particolari sfumature liriche, che così facendo lo rendono, in qualche modo, perfettamente distinguibile tra i numerosi altri artisti, che sono oggi presenti sulla scena dell’arte contemporanea.
Con la sua pittura (molto delicata e per nulla “invasiva” sul piano generale della proposta estetica) Giovanni Spinazzola racconta, di fatto, la dimensione – che potremmo definire - dell’incanto estatico collettivo: quello che deriva dalla volontà precisa, da parte dell’individuo umano, di appartarsi – quando desidera e come meglio ritiene - dalla “realtà corrente” seguendo uno stato emozionale d’estraniamento immaginifico: vera e propria trance dello spirito. E non soltanto. Nella pittura di quest’artista si riscontra, anche, quel particolare genere di stupore che coglie l’essere umano, allorquando egli si apparta (ossia si separa) dalla materialità e dalla grossolanità dei fatti e delle vicende umane, quelle di tutti i giorni, per “volare” con la fantasia: fuori dai luoghi comuni e lontano dalla corporeità dell’essere; condizioni, quelle precedenti, che privano – di fatto - l’individuo della sua parte migliore (ovvero sia della sua estensione spirituale) per effetto d’una quotidianità, che lo snerva (lo sfianca) momento dopo momento, a causa degli effetti derivati da uno sfrenato capitalismo imperante, che secolarizza e che mortifica i valori stessi dell’individuo.
Piace, inoltre, registrare l’esistenza, nella pittura di Giovanni Spinazzola, dei cosiddetti “contesti incrociati” (titolo, peraltro, di una sua opera) che coincidono con la sua capacità intima, creativa, fantasiosa ed “imitativa” - al tempo stesso - di vedere, in maniera pressoché simultanea, la realtà del mondo così come essa si “manifesta” (nella natura e nel paesaggio urbano) e così come, invece, “appare” all’interno di uno specchio: che è quello della sua personalità, del suo genius loci e del proprio modo di essere artista in una realtà di frontiera, come è oggi il sud Italia.
La sua visione della modernità, non è per nulla trasgressiva, perché non avrebbe alcuna ragione di esserlo, vista l’intima natura creativa (mansueta e fantastica) di quest’artista propenso a registrare, preferibilmente, gli accordi (lirici e culturali) della società in cui viviamo, piuttosto che catalogare i contrasti sociali che talvolta, invece, esplodono tra i singoli individui umani, che di questa stessa collettività ne fanno parte. Egli preferisce, insomma, seguire quella che potremmo definire (coniandola appositamente su di lui e sulla sua pittura) la via dell’esplorazione osservante, ortodossa e rispettosa della società e del mondo: in maniera tale da amplificarne i valori e denunziarne, oggettivamente, le disfunzioni.
La solitudine, il silenzio, la riflessione non sono altro, insomma, che aspetti d’una stessa realtà (amplificata, per la verità, dalla visione fantastica) che mostra – nel suo specifico - diverse sfaccettature che spetta - da un verso - all’artista di cogliere nella loro differente portata esistenziale e che tocca, d’altro canto, al fruitore dell’opera d’arte, di registrare nelle sue importanti valenze comunicative.

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